Wolfgang Amadeus Mozart è stato un compositore e musicista austriaco. Annoverato tra i massimi geni della storia della musica e dotato di raro e precoce talento...
La Massoneria e la morte
Wolfgang Amadeus Mozart entrò ufficialmente nella Massoneria il 14 dicembre del 1784, in qualità di “apprendista”, nella loggia “Zur Wohltätigkeit” (Alla Beneficenza) fondata dall’illuminato Maestro Otto von Gemmingen.
Nei primi mesi del 1785 fu elevato al grado di “Compagno” nella loggia “Zur wahren Eintracht” (Alla Vera Concordia) del barone Ignaz Edler von Born e poco dopo passò al grado di Maestro nella loggia di Vienna più importante ed attiva, anche a livello musicale: la “Zur gekrönten Hoffnung” (Alla Speranza Incoronata).
I motivi che portarono Mozart ad accostarsi alla massoneria non sono chiaramente identificabili, anche perché quasi tutta la corrispondenza “scomoda” che si scambiavano lui e il padre fu distrutta dalla moglie di Mozart Kostanzae o da chi ne venne in possesso. Senza dubbio furono decisivi i suoi ideali di umanità, la sua forte spiritualità, la ricerca costante del rapporto con il “fratello prossimo”. L’esigenza di un contatto personale con Dio, che la Chiesa ufficiale non riusciva a dargli, fu un altro aspetto che lo portò a compiere il suo ingresso nella Massoneria e ad acquisire un atteggiamento sereno nei confronti della morte.
“Il ritmo dei tre colpi alla porta, che poi assunse un alto valore simbolico nel “Flauto Magico” e le note legate a due a due, simboleggianti i legami dell’amicizia. Altro simbolo é la progressione di terze parallele, che caratterizza la chiusura dell’opera (di Loggia) K623. Anche la tonalità ha un significato simbolico: mi bemolle, l’eroico, umano mi bemolle. La scelta dei timbri, infine, dove si privilegiano voci maschili e soprattutto strumenti a fiato (i clarinetti, i corni di bassetto, gli oboi)”.
Infine, ecco le parole di Mozart in una lettera indirizzata al padre, in cui il compositore si esprime sul suo intimo rapporto con la morte:
“Ricevo in questo momento una notizia che mi abbatte molto – tanto più che stando all’ultima sua lettera potevo supporre che lei, grazie a Dio, fosse in buona salute – ma ora sento che lei è molto malato! Non ho certo bisogno di dirle quanto arda dal desiderio di ricevere da lei stesso una notizia consolante; lo spero veramente – nonostante abbia fatto l’abitudine a immaginarmi il peggio in ogni cosa –
Dato che la morte, a ben guardare, è la vera meta della nostra vita, già da un paio di anni sono in buoni rapporti con questa vera, ottima amica dell’uomo, così che la sua immagine non solo non ha per me più niente di terribile, ma anzi molto di tranquillizzante e consolante! Ringrazio Dio per avermi concessa la fortuna e l’occasione – lei m i capisce – di riconoscere nella morte la chiave della nostra vera beatitudine. Non vado mai a dormire senza pensare che – per quanto io sia giovane – il giorno dopo potrei non esserci più, e di tutte le persone che mi conoscono nessuno potrà dire che io abbia un modo di fare imbronciato o triste, e ringrazio tutti i giorni il signore per questa beatitudine, che auguro di cuore a tutti gli uomini. Nella lettera affidata alla Storace le avevo già esposto i miei punti di vista in materia in occasione del triste decesso del mio ottimo, carissimo amico conte von Hatzield – aveva 31 anni, come me – non compiango lui bensì me, profondamente, e anche tutti quelli che lo conoscevano bene come me.
Spero e mi auguro che lei stia già meglio mentre io scrivo questa lettera; se però invece pensa di non migliorare, allora la prego per… di non tenermelo nascosto, ma di scrivere o farmi scrivere la pura verità, così che io possa essere il più presto possibile tra le sue braccia; la scongiuro per tutto quanto ci è sacro. Però spero di ricevere presto da lei una lettera rassicurante, e con questa piacevole speranza insieme a mia moglie e Carl le bacio 1000 volte le mani e sono sempre il suo ubbidientissimo figlio.”